Scusate il disturbo

Scusate il disturbo

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Autore: Christopher Brookmyre

Scusate il disturbo è puro romanzo d’azione, irresistibile e spettacolare.
Gli ex compagni del liceo St. Michael sono stati invitati a una festa che già sulla carta ha qualcosa di folle. Gavin Hutchison, l’adolescente socialmente invisibile di cui nessuno ha un ricordo preciso, ha realizzato un lussuosissimo stabilimento turistico su un’enorme piattaforma petrolifera nel mare del Nord, e vuole inagurarlo in grande stile, sfoggiando il suo trionfo con i vecchi compagni di scuola. Ma la festa di Gavin naufragherà in un completo disastro, trasformandosi in un’orgia di fuoco e sangue.
Un gruppo di terroristi armati fino ai denti irrompe sulla scena e da lì in poi ridurrà il gelido mare a una trappola infernale, un set claustrofobico ispirato a Die Hard. Inseguimenti nei condotti di areazione, esplosioni, raffiche di mitra, e seghe elettriche usate come armi spettacolari.
In ventiquattro ore di inferno si concentreranno tutti gli ingredienti del primo grande cinema d’azione, eccessivo, divertente, adrenalinico.
Tra i protagonisti di uno spazio mangiato un pezzo alla volta da lame e pallottole ci sono Matt Black – un attore nauseato dallo star system e irresistibile nelle vesti di un ’Bruce Willis per caso’ – un ex galeotto, e una vecchia insegnante di lettere patita del cinema d’azione.
In Scusate il disturbo Brookmyre sfodera gli artigli, alternando sequenze al cardiopalma e improvvisi cambi di ritmo, in un montaggio ipercinetico e imbevuto di parossismo visivo. Gli effetti speciali della sua scrittura mozzano letteralmente il fiato, i dialoghi sempre sostenuti da una carica corrosiva e dissacrante strappano al lettore autentiche risate.


"Brookmyre seppellisce il lettore di risate amare."
- La Repubblica -


Autore

Christopher Brookmyre nato a Glasgow nel 1968 da padre ateo e madre cattolica, ha un passato di studente universitario, di critico cinematografico, di pessimo cantante rock e di cronista sportivo. Dopo la pubblicazione del suo primo romanzo, Un mattino da cani (Meridiano Zero, 2000), in Gran Bretagna è diventato rapidamente un autore di culto.
Definito dai media "il futuro della narrativa contemporanea britannica di genere", osannato dalla critica, corteggiato da Hollywood, lo scrittore continua a coltivare, con ironico riserbo, la sua vena rutilante e dissacratoria.
Visitate il sito di Brookmyre: www.brookmyre.co.uk




Recensioni

D la Repubblica delle Donne
7 Dicembre 2003

Una risata amara.

Trentenne di Glasgow, scozzese dunque come Irvine Welsh e Alan Warner, Brookmyre non ha meno talento né cinismo, e usa il noir per seppellire il lettore di risate amare, con una prosa stralunata, surreale, ma ferocemente incisiva nel mettere in ridicolo il pubblico e il privato dell’Inghilterra d’oggi.
Un fortunato imprenditore inaugura una piattaforma petrolifera che ha trasformato in villaggio turistico e invita i suoi compagni di liceo a trascorrervi un week end. Nessuno di loro si ricorda di lui, ma molti decidono di accettare l’invito, spinti dalla curiosità e dai cocktail gratuiti. E un gruppo di improvvisati, pericolosi mercenari, decide di sequestrare gli ospiti della piattaforma, credendo si tratti di miliardari in vacanza.
Lara Crinò


repubblica.it
11 Dicembre 2003

Adrenalina, ironia, sesso, sangue.

Un po’ Pulp Fiction un po’ Irvine Welsh. È il romanzo dello scozzese Christopher Brookmyre, Scusate il disturbo.
Gavin Hutchinson si riscatta ricavando da una piattaforma del Mare del Nord un villaggio turistico. Invita alcuni dei suoi ex compagni di scuola per prendersi una rivincita. Tutto precipita quando un gruppo di terroristi fa irruzione.
Detto così sembra poco. Ma una sceneggiatura spesso nasce da meno ancora. E il romanzo di Brookmyre non ha bisogno di altro per decollare e costruisce un intreccio tra i personaggi tecnicamente perfetto. Ecco che cosa fa dire a uno degli invitati alla festa.
"Mentre si staccava dalla fila di auto parcheggiate, gli venne in mente che aveva altre due buone ragioni per partecipare a quell’assurda festa in mezzo al mare. Una era che forse avrebbe scoperto che Simone Draper non era sposata. L’altra era che senz’altro avrebbe incontrato qualcuno che aveva mandato la propria vita a puttane più di lui".
Dario Olivero


Duellanti
Febbraio 2004

Gavin Hutchinson, un miliardario che ha fatto I soldi con il turismo di massa, trasforma un’enorme piattaforma petrolifera nel Mare del Nord nel più improbabile dei villaggi turistici da piazzare nei pressi della costa africana. Una cafonata galattica che il buon Gavin vuol far vedere agli ex compagni di liceo, un’accozzaglia di "vecchi amici" che vanno dall’attore, all’elettricista, all’ex galeotto. Insomma si prospetta una vacanza in stile "com’eravamo", se non fosse per un gruppo di terroristi che attacca la piattaforma e movimenta la giornata...
Ritorna lo scozzese Christopher Brookmyre, l’autore del sanguinante Un mattino da cani e del tagliente Il paese della menzogna.
Trentenne, con una carica ironico-eversiva (verso il genere e nei confronti del suo paese) straripante, qui si cimenta in una colossale presa in giro di Die Hard e dei film con Bruce Willis in genere. Si parte con I terroristi che sono degli inetti e si finisce con un personaggio che fa la teoria dell’action-movie.
In mezzo c’è molto sangue, ostaggi, tante sparatorie e dialoghi ultra-brillanti: "Cosa succede?" Matt scosse la testa. dai suoi capelli schizzò sangue che andò a chiazzare le pareti. "Non lo so" rispose. "Però una cosa te la posso dire. È l’ultima volta che io pratico sesso sicuro."
Massimo Rota



Film TV
1 Febbraio 2004

Christopher Brookmyre è un matto. È nato nel 1968 a Glasgow, in Scozia, e nella sua narrativa si sono concentrate l’ironia degli isolani d’oltremanica e il loro gusto per il paradosso e per gli intrecci al nero. Dopo l’università, ha fatto il critico cinematografico, il cantante rock, il cronista sportivo e finalmente nel ’93 ha imboccato la strada del romanzo. Il suo ultimo libro, Scusate il disturbo, si svolge in ventiquattr’ore su una piattaforma petrolifera che è stata trasformata in un villaggio vacanze; i protagonisti sono vecchi compagni di scuola intenti a una rimpatriata e un ispettore di polizia che sta per andare in pensione.
Il thriller e la risata si mescolano inestricabilmente. Come in Trappola di cristallo, il film con Bruce Willis alla cui struttura Brookmyre si è dichiaratamente ispirato per scrivere il romanzo. Che non è, badate bene, una ’novellizzazione’, ma uno smontaggio e rimontaggio certosino dei modi e degli elementi del thriller d’azione e un pastiche irresistibile di fisionomie e ’luoghi’ cinematografici, da Fargo a Tarantino, da Arma letale a Mad Max, da Nikita a True Lies.
In Inghilterra è già famosissimo; in Italia lo pubblica Meridiano Zero, la benemerita casa editrice di Padova che ha un occhio sicurissimo per le nuove voci noir e poliziesche che, una volta lanciate sul nostro mercato, le vengono puntualmente ’soffiate’ da altri editori più forti.
Questo è accaduto, per esempio, con David Peace, forse il maggiore dei giovani narratori noir britannici, uno scrittore francamente ossessionato, che intreccia una disperazione metropolitana alla Ellroy con una maestosa, sanguigna cupezza che non può non ricordare l’altro grande inglese, purtroppo scomparso, Derek Raymond. Peace, che è nato nel 1967 nello Yorkshire e, dopo gli studi, ha lavorato come insegnante a Istanbul e a Tokyo (dove vive con la moglie e i figli), non si è mai davvero allontanato dallo Yorkshire della sua infanzia e adolescenza. Città piovose e fangose, sobborghi tutti uguali, bettole che odorano di umido, monolocali laidi pieni di prostitute e drogati, poliziotti corrotti, parchi e boschetti nei quali vengono rinvenuti macabri resti. Lo Yorkshire negli anni ’70 fu insanguinato non solo dalle ’gesta’ del nuovo Squartatore (che fece probabilmente più vittime dell’ottocentesco, temibile Jack), ma anche da quelle dell’Esorcista e di altri assassini. Tutti sono rimasti impressi nella mente di David Peace bambino che, nei suoi libri dolorosi e allucinanti, ripesca immagini, ambienti e sensazioni.
La quadrilogia dello Yorkshire (il Red Riding Quartet) cominciò nel 1999 con 1974 e prosegue oggi con 1977 (pubblicati da Meridiano Zero nel 2000 e nel 2003, mentre i successivi 1980 e 1983 sono stati acquistati da un altro editore), ed è una delle serie più sconvolgenti degli ultimi anni. Insieme a quelle dei ’numi tutelari’ di Peace: appunto Derek Raymond (dei cui cinque libri la Meridiano Zero ha iniziato finalmente le ristampe, con E morì a occhi aperti) e James Ellroy, verso il quale Peace riconosce apertamente il proprio debito: "Ho imparato da Ellroy. Ho imparato a scrivere di ciò che conosco, dei luoghi che conosco, dell’epoca che conosco. Ho imparato a scrivere di un ragazzo che cresce nell’Inghilterra del nord, tra gli armi ’70 e gli anni ’80, durante il regno dello Squartatore e di Margaret Thatcher. Ho imparato a scrivere di sanguinosi delitti, soldi sporchi, corruzione, crudeltà. Ho imparato a scrivere di oscurità, della mia oscurità... Del mio noir. Della mia storia. Delle mie ossessioni". E ha imparato molto bene.
Ultima segnalazione, un nero all’italiana, Vendetta tremenda vendetta, di Gino Pugnetti, quasi un feuilleton ambientato nella provincia (Padova) dell’ immediato dopoguerra, a un passo dal mondo e dagli ardori dell’opera lirica. Era stato edito nel 1978 da Mondadori, oggi Meridiano Zero lo ripubblica. Tenete d’occhio le sue uscite: quando non sono assolute scoperte, sono comunque sempre godibili.
Emanuela Martini


meridianozer0.blogspot.com
16 Febbraio 2009

Christopher Brookmyre è fra i nuovi pezzi da novanta della letteratura scozzese.
Esponente di spicco di quello che, a buon titolo, è stato definito "Tartan Noir", genere nel genere cui appartengono anche autori del calibro di Ian Rankin, Stuart MacBride e Allan Guthrie, Brookmyre è oggi fra gli scrittori più interessanti della sua generazione grazie ad uno stile pervaso di ironia, ricco di sequenze abrasive e sfreccianti che paiono strappate ad una sceneggiatura, forte d’una scrittura che non risparmia la critica sociopolitica dove serve. Un autore completo, che a dispetto delle etichette trascende generi e catalogazioni, acuto, capace di fondere i linguaggi – quelli del cinema, del fumetto, del videogame, del romanzo sociale – con una naturalezza davvero spiazzante.
Scusate il disturbo è in questo senso uno dei suoi romanzi più riusciti. Delirante e acido, come può esserlo la Sinfonia Fantastica di Berlioz, il libro in questione – nella sua nuova edizione con una copertina che ha il sapore di una dichiarazione di guerra – ha un plot di straordinaria potenza narrativa che frulla in un’unica soluzione una pluralità di elementi: non mancheranno di inchiodare gli occhi dei nostri lettori alla pagina.
"Ho scritto questo romanzo pensando di incrociare Die Hard e Pulp Fiction" ha dichiarato Brookmyre… insomma basta ascoltare l’autore per capire il senso di tutto il romanzo. Più facile di così?
Cinema d’azione, dialoghi carichi di humour, scene da sparatutto in soggettiva, cambi di ritmo repentini e selvaggi, grafica pulp della cover, come si fa a perdere un libro così? In effetti è davvero impossibile, e poi se è vero che la lettura è un piacere insostituibile – non c’è niente che regga il confronto e se siete capitati su questo blog è altamente probabile che siate d’accordo con me – allora Scusate il disturbo rappresenta uno dei migliori esempi di lettura moderna perché Brookmyre non si accontenta di descrivere le scene ma le filma letteralmente per poi montarle in modo spettacolare, non solo tratteggia i personaggi ma li rende vivi e vulnerabili, non giustifica le debolezze umane ma – raccontandole – le frusta con un sorriso caustico e spietato.
Insomma, se amate Irvine Welsh e Chuck Palahniuk allora questo scrittore lo dovete leggere assolutamente.
Sta arrivando.
Il Vs. Aff.mo
Matteo Strukul


Pulp
Gennaio/Febbraio 2004

Una riflessione, frutto di anni di letture eterogenee: nella vita non si può leggere solo Proust, né si può leggere solo Alan Ford. Nella vita bisogna alternare i libri ponderosi e quelli spassosi, altrimenti si perdono le prospettive, e non si apprezzano né i primi né i secondi.
Quindi se per Natale vi siete sciroppati Richard Powers o Michele Mari (cosa buona e giusta, nostro dovere, ecc.), o addirittura la Recherche o l’Ulisse, potete ora rilassarvi con questo romanzo scozzese il quale, come altri prodotti dell’immaginario provenienti dalla patria di Sean Connery, abbonda di brio, ironia, ritmo ed effetti speciali.
La storia è così improbabile da risultare irresistibile: un signor Nessuno arricchito col turismo dei minus habens (per intenderci, quelli che vogliono mangiare la pastasciutta al dente a Marrakech) fa trasformare un’enorme piattaforma petrolifera in un villaggio turistico galleggiante da ormeggiare davanti alle coste dell’Africa, a distanza di sicurezza dagli indigeni e dai cattivi odori. Il Nessuno, il cui stereotipo nome britannico è Gavin Hutchison, decide poi di invitare tutti i suoi ex-compagni di scuola sulla piattaforma per mostrare loro quanti soldi ha fatto e che uomo importante è adesso. Tra questi ex-liceali scozzesi c’è però qualche ospite indesiderato, come il celebre comico Matt Black (in crisi esistenziale), o l’ex-picchiatore Davie Murdoch, riconvertitosi a padre di famiglia e stimatissimo artista d’avanguardia. Sul più bello irrompe un gruppo di terroristi assolutamente incapaci, portando così al culmine una catastrofica serie di imprevisti, motore di questo parodico e divertentissimo Die Hard col kilt.
E se leggendo il libro non si trascureranno le numerose citazioni cinematografiche, offerte dal personaggio di Ally McQuade, il simpaticissimo filosofo dell’action movie, si capirà che questo romanzo velocissimo, grondante sangue e rimbombante di spari, è la demolizione di ogni futuro film con Bruce Willis, sofisticati ordigni da disinnescare, ostaggi innocenti da liberare e pericolosi terroristi da eliminare. Il che, con l’aria che tira, non è poco. (Concludo con una noticina pignola: qualcuno dovrà avvertire Brookmyre che l’Uzi, vanto delle industrie israeliane, non è un fucile automatico ma una mitraglietta... ce n’est pas la meme chose!)
Umberto Rossi


lospaziodell'iguana

...ovvero One fine day in the middle of the night

Avete presente Die Hard? Se non ce l’avete presente potete comunque leggere e apprezzare il romanzo di Brookmyre, ma se vi siete goduti le gesta di McClane allora sì che ve lo gusterete davvero. Scusate il disturbo è infatti la riscrittura in salsa scozzese del classico film d’azione hollywoodiano, con in più quello che di buono ci si può aspettare da un romanzo e che di solito non si trova in quel genere di film: personaggi interessanti che dicono/pensano cose intelligenti. Era da un po’ che non leggevo un romanzo così divertente, trascinante e appassionato.
Nello svolgersi dell’azione (un gruppo terrorista assalta una ex piattaforma petrolifera trasformata in complesso turistico) vengono di continuo ribaditi personaggi e momenti che sono ormai paradigmatici di quel tipo di situazioni. La forza del romanzo sta nell’appropriarsi di tali stilemi che vengono però prima smascherati e poi riproposti con esiti rovesciati o comunque sorprendenti. Il tutto condito con una giusta dose di sangue e frattaglie (avete presente l’ultimo Tarantino?) e una buona concentrazione di umorismo scozzese (non so come meglio definirlo, è quello che ritrovate nei romanzi di Banks, p. es.).
Insomma, una lettura più che consigliata.
Giorgio Raffaelli


licenziamentodelpoeta.splinder.com
27 Aprile 2005

Scusiamo il disturbo

Al grande pubblico – e seppur "grande pubblico" continui immancabilmente a sembrarmi una di quelle definizioni che vogliono dire tutto e niente usiamola comunque, per comodità –, gli action movie piacciono molto. Sparatorie inseguimenti esplosioni raffiche di mitra assalti frontali seguiti (o preceduti) da altre sparatorie ulteriori inseguimenti eccetera rendono quattrini, al botteghino del cinema. Magari poi questi benedetti (o maledetti, poiché c’è anche chi li detesta) action movie nessuno si prende la briga di prenderli troppo sul serio: però in molti casi riescono a rientrare dell’investimento necessario a produrli, e riescono pure ad arricchire un bel po’ di gente. Il che, si sa, non guasta.
Scusate il disturbo di Christopher Brookmyre è, malgrado sia stampato su carta, un action movie. O, più precisamente, la parodia (una parodia colta, intelligente, sapida, divertita) di un action movie: vale a dire una storia che, inscenando un certo tipo di eventi (sparatorie inseguimenti esplosioni raffiche di mitra assalti frontali eppoi altre sparatorie ulteriori inseguimenti eccetera) assume una posizione critica rispetto alle narrazioni incentrate su quel tipo di eventi, portando la narrazione sul terreno della comicità. Non che ad inscenare sparatorie inseguimenti esplosioni raffiche di mitra assalti frontali seguiti (o preceduti) da altre sparatorie ulteriori inseguimenti eccetera, ci sia niente di male. Un po’ d’azione lubrifica le storie e le fa scorrere più veloci, sulla pagina e sullo schermo: ma è chiaro che se al cinema ci troviamo sempre più spesso di fronte a spettacoli in cui gli ingredienti classici dell’action movie (sparatorie inseguimenti esplosioni raffiche di mitra assalti frontali etc.) servono unicamente allo scopo di soccorrere una sceneggiatura zoppa e claudicante, e rappresentano non il lubrificante ma il propellente della narrazione, allora è evidente che le narrazioni prodotte secondo questi schemi avranno un senso, forse, soltanto in virtù della professionalità di stuntmen e addetti agli effetti speciali: in pratica, più che di narrazioni si tratterà di trailer un po’ troppo lunghi (e, spesso, francamente noiosi per lo spettatore che sia almeno un po’ avveduto).
Lo sanno bene anche gli esperti del settore: Syd Field, già consulente per registi del calibro di Sam Peckinpah, ammonisce: "Neanche un film di scazzottate può vivere di sole scazzottate" e nel suo libro Come risolvere i problemi di sceneggiatura (Dino Audino) racconta come, nella stesura del copione di The Rock – film d’inseguimenti e scazzottate e sparatorie – lo sforzo maggiore degli sceneggiatori sia consistito non tanto nella stesura di inseguimenti e scazzottate e sparatorie, perché inseguimenti e scazzottate e sparatorie erano tutte cose che da bravi professionisti hollywoodiani sapevano scrivere benissimo; ma nello scrivere le parti ironiche e scanzonate dei dialoghi, per le quali fu addirittura assunto un consulente specifico.
Comunque: c’è una bella differenza tra condannare un genere senza appello (in questo caso, gli action movie), e inscenarne la parodia. Di solito, chi giudica i film d’azione alla stregua di dosi massicce d’anestetico iniettate nel tessuto cerebrale degli spettatori (e conseguentemente li disprezza), non li conosce affatto (né i film, né gli spettatori) e di rado ne ha visto qualcuno fino alla fine (di film d’azione). Ebbene, se la definizione corretta di parodia è quella che c’è nel De Mauro-Paravia ("composizione che ripropone uno stile, un’opera letteraria, un film e sim., accentuandone i caratteri in modo caricaturale o satirico") è evidente che, per scrivere una parodia di "uno stile, un’opera letteraria, un film", lo stile/l’opera/il film bisogna conoscerli bene. Poi occorre distaccarsene, ma prima non si può fare a meno di entrarci ben dentro. E noi nel romanzo di Brookmyre troveremo, in effetti, una buona dose di distacco e ironia; ma non di disprezzo. All’autore, si capisce leggendo Scusate il disturbo, gli action movie piacciono: anche se con ogni probabilità egli apprezza maggiormente quelli in cui personaggi ed eventi non vengono presi troppo sul serio.
Una riflessione che – tornando a quanto dicevamo sul libro di Syd Field – qualcuno deve avere fatto anche sui fatidici colli hollywoodiani, se è pur vero che i più brillanti action movie dagli anni ’90 in poi contengono una buona dose d’ironia e di distacco (uno su tutti: lo spassosissimo True Lies). Quanto alla storia di Scusate il disturbo: c’è un tizio, tal Gavin Hutchison, arricchitosi col turismo dei minus habens (il tipo di turisti che impazziscono se non trovano la pizza napoletana in Bangla Desh), il quale decide di trasformare una piattaforma petrolifera piazzata nel bel mezzo del Mare del Nord (classico scenario da action movie), in villaggio turistico galleggiante, e d’invitare all’inaugurazione quella manica d’infami dei suoi ex compagni di scuola del St. Michael’s College, che all’epoca appunto della scuola lo trattavano come lo "sfigato per eccellenza" (ce n’è uno in ogni classe, mi dicono). A dire il vero, questi fetentissimi ex compagni sono una sfilata di fenomeni da baraccone mica male (sono tentato di citarvi qualche esempio clamoroso, ma mi trattengo per non sciuparvi il gusto: se proprio vi viene la curiosità, spulciatevi la rassegna stampa).
Si ha la sensazione che Brookmyre costruisca, in effetti, i suoi personaggi apposta per sbeffeggiarli: e, per mezzo di tali sbeffeggiamenti, irridere le più sciocche e idiosincratiche abitudini di vita britanniche. Insomma: quel pizzico di satira sociale che non guasta mai, e che nella letteratura in lingua inglese ha innumerevoli illustri predecessori (che però, curiosamente, inglesi non sono mai: tanto per dire, Swift era irlandese, Thackeray nato in India, e Christopher Brookmyre è scozzese).
Comunque, nel bel mezzo della "vacanza" sulla piattaforma petrolifera irrompono in scena i terroristi più sgangherati che si siano mai visti, e il resto (ch’è un sacco di roba, ma lo lascio raccontare all’autore) viene di conseguenza.
Ciò che più mi ha colpito, positivamente, di Brookmyre è la sua capacità d’infilare una dopo l’altra situazioni pulp e dialoghi deliranti, senza mai ripetersi; o comunque, ripetendosi ben di rado (e, credetemi, è difficile giocare con il pulp senza diventare noiosi in fretta). Si capisce, leggendo questo romanzo, che l’autore si è divertito come un matto a scriverlo e l’ha scritto avendo ben chiaro in testa l’obiettivo di far sganasciare i suoi lettori, senza per questo considerarli dei decerebrati. Si sa che ognuno si diverte come può, e che l’umorismo è un fatto ben personale, tanto che ciò che diverte uno può risultare fastidioso a qualcun altro.
Ciò che posso dirvi è che io, con Scusate il disturbo, mi sono letteralmente schiantato dal ridere a ogni pagina o quasi: merito del fatto che l’autore, da bravo parodista, non ha scrupoli nell’alzare continuamente la posta (al punto di mettere in scena persino uno sgangherato filosofo dell’action movie, l’irresistibile Ally McQuade) e anche dell’eccellente lavoro di traduzione di Vittorio Curtoni, bravissimo (del quale rammento ancora una strepitosa traduzione di Follia per sette clan di Philip K. Dick).
Davide L. Malesi


trecugggine.splinder.com
19 Febbraio 2009

Il libro del quale voglio parlarvi non è certo un capolavoro di profondità e pensieri filosofici.
Innanzitutto titolo, autore ed editore: Scusate il disturbo, di Christopher Brookmyre, edito da Meridiano Zero.
La trama velocissimamente: una rimpatriata tra compagni di scuola, svolta su una piattaforma petrolifera dismessa e trasformata in turistico resort, per iniziativa di uno dei componenti della classe in questione. Succede di tutto, una specie di Inferno di cristallo…
Direte voi, ma che razza di libro ci stai consigliando? Eppure, io l’ho letto due volte: è divertente, intelligente, ironico, prende in giro una quantità di luoghi comuni con battute sferzanti e veloci, che spesso occorre rileggere, a distanza di pochi secondi, tanto sono inaspettate e fulminanti. L’ho ripreso in mano di recente, in un momento di malinconia, e mi ha guarito, davvero guarito.
La panacea per la tristezza è un libro con trama tipo Inferno di cristallo, sì, ma rileggete sopra: ho scritto divertente e INTELLIGENTE!
Buona lettura, ne vale la pena.
Il bacino di utenza: Chiunque pensi che anche un libro leggero leggero possa essere un ottimo libro.


Da inserire:


Data di inserimento in catalogo: 13.03.2013.

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