Autore: Matti Yrjänä Joensuu
Mikael è poco più che un bambino, ma una rabbia senza nome ha eroso la sua infanzia. Leo nasconde gli occhi sotto un cappello da becchino, e il corpo ossuto in un giubbotto di cuoio. In una nottata alcolica, sotto le luci anonime e sintetiche di un centro commerciale, Leo e Mikael uccidono un uomo picchiandolo con inaudita violenza. Legati dall’enormità del loro atto, mentre incalza rapidamente il momento di pagare per quel crimine, scelgono una fuga irrazionale, nell’indifferenza di Helsinki, stolida e glaciale. Il piccolo Mikael è il figlio di un poliziotto. Forse con un’altra madre, lontano dalla violenza di suo padre, avrebbe potuto essere diverso. Forse non si sarebbe mai perduto. Ma chi può dirlo? È questa la cosa più atroce per Timo Harjunpää, l’ispettore sulle tracce dei giovani assassini: lo spreco insensato di una vita buttata via al suo inizio. Arriva dalla Finlandia questo romanzo – quasi un romanzo di formazione criminale – capace di uno sguardo intimo e ravvicinato. Joensuu sembra rifiutarsi di indicare vittime e carnefici, affrescando un quadro in cui i confini morali sono necessariamente incerti, sfumati, come le ombre di un pallido sole di mezzanotte, come il confine tra l’infanzia e l’età in cui un individuo può dirsi colpevole.
"Un grande talento thriller, una prosa che mescola humour e colpi di scena."
- La Repubblica -
Autore
Matti Yrjänä Joensuu è stato commissario di polizia prima di dedicarsi alla letteratura, affermandosi come uno dei più importanti scrittori finlandesi. Harjunpää e il figlio del poliziotto è stato tradotto in vari paesi tra cui Francia, Germania, Inghilterra e Stati Uniti.
Recensioni
Linus
dicembre 2001
Che genere di thriller si scriveranno in Finlandia? Esiste una via nordeuropea al giallo?
Se mai vi siete posti simili curiosità, ecco la prima traduzione italiana di Joensuu, uno dei principali scrittori finlandesi, pubblicata dalla meritevole Meridiano Zero.
Storia di violenza e desolazione giovanile nelle strade gelate di Helsinki, di rapoorti difficili fra padri e figli, di adolescenze inquiete e disperanti. Un romanzo dedicato a tutti coloro che sono stanchi delle solite preconfezionate vicende di serial killer made in Usa. Uno sguardo violento su un’aitra realtà.
Matteo B. Bianchi
il mattino di Padova, la tribuna di Treviso, la nuova Venezia
28 Novembre 2002
Un giallo molto nordico
Indagando in Finlandia. In una Helsinki spettrale e periferica Matti Yrjänä Joensuu ambienta le avventure di un poliziotto molto normale, Harjunpää, alle prese con un caso di ordinaria e banale ferocia. Harjunpää e il figlio del poliziotto è il primo giallo finlandese tradotto in italiano e conferma la sensazione che ormai i codici del genere siano transnazionali, anche se poi ognuno li adatta alla sua realtà.
Matti Yrjänä Joensuu li usa per esempio per descrivere una società profondamente in crisi, in cui 1 alcool sembra essere la via di uscita obbligata per superare un disagio esistenziale che la luce nordica sembra ampliare a dismisura. Così tra villette e casermoni, anche la misurata Finlandia comincia ad assomigliare da vicino a qualunque periferia urbana americana, con giovani disastrati, famiglie a pezzi, violenza tanto più facile perché immotivata e quasi involontaria. Harjunpää e il figlio del poliziotto aiuta a guardare oltre lo stereotipo, per scoprire la disillusione di una società che soffre di solitudine ed impotenza, in cui a pagare il prezzo più alto sono le fasce più deboli, in particolare gli adolescenti. Harjunpää indaga consapevole del disagio che gli provocherà la scoperta della verità, senza rassegnarsi e tuttavia senza nessun mito della verità.
Assomiglia in questo a tanti altri poliziotti, con in più lo sconforto che viene da un freddo entrato fin dentro l’anima. Nicolò Menniti-Ippolito Pulp novembre 2001 Un noir finlandese, o meglio un esplicito racconto di violenza giovanile, una storia di giovani criminali rigorosamente descritta attraverso un’ottica istituzionale.
L’autore è stato commissario di polizia, e infatti tutta questa vicenda - che ha per protagonisti due ragazzi - nonostante la costante pietà di cui è intrisa ogni pagina, è lontana chilometri dai motivi che possono spingere due giovani a uccidere. Si tratta di un uccidere senza motivo, proprio perché la narrazione, nonostante sembri asettica quanto un resoconto giudiziario o un’autopsia, è invece radicalmente di parte.
Chi scrive non concepisce neppure i motivi e le emozioni di Mikael e Leo, la loro visione tragica dell’esistenza. C’è solo il rammarico di un adulto che osserva due giovani vite sprecate, due figli che non sono riusciti a diventare buoni cittadini finlandesi. E non a caso Joensuu individua scientificamente le colpe di questi crimini: due famiglie indegne, violente o indifferenti, che l’autore addita a veri colpevoli.
Due famiglie inadatte a educare. La gente muore per un’infinità di ragioni, e il romanzo poliziesco ha sublimato le ragioni della morte a indagine che neppure si conclude con lo scioglimento del delitto, ma deborda contaminando l’investigatore e assumendo il contesto del caso criminale a paradigma sociale.
C’è da chiedersi se Joensuu ritenga che la società nordica, in questo caso fredda come il suo clima, sia giunta a un definitivo disfacimento, se la polizia che fronteggia questi ragazzi violenti e senza ideali sia l’ultimo baluardo di una concezione paternalista destinata a estinguersi, se la famiglia sia diventata assolutamente incapace di riprodurre il modello sociale; e se gli adolescenti (come alieni) intendano portare l’intero corpo sociale all’autodistruzione. Harjunpää e il figlio del poliziotto apre diverse domande sulle società nordiche, sulla ricchezza, sullo stato sociale. Domande che solo un romanzo che sin dall’inizio parla di morte è in grado di porre.
Domenico Gallo
Repubblica Musica
6 Dicembre 2001
Finalmente una bella storia poliziesca, scritta da un ex commissario, senza lo sfondo di una città americana: l’ispettore Harjumpää alle prese con una inquietante banda di adolescenti.
Filippo La Porta
il Sole 24 ore
18 Novembre 2001
Una inquietante storia di ragazzi di strada rappresenta per contro il filo conduttore di Harjunpää e il figlio del poliziotto, un lavoro firmato da Matti Yrjänä Joensuu che, a dispetto della per noi quasi impossibile pronuncia del protagonista e dell’autore, rappresenta un affascinante affresco della Finlandia di quasi vent’anni fa, la cui attualità risulta tuttora avvincente.
A giocare sul difficile è un ispettore alle prese con la morte di un uomo, brutalmente assassinato, le cui indagini finiscono per coinvolgere anche il ’marmocchio’ di un collega. Merito di Joensuu è quello di essere riuscito a proporre con la giusta durezza e un linguaggio appropriato gli sbandamenti e le violenze che sembravano aver contagiato i giovani cani sciolti al ’lavoro’ nella città.
Mauro Castelli
suspense.it
Mikael è piccolo, ma una rabbia senza nome ha eroso la sua infanzia.
Leo nasconde gli occhi grazie a un cappello da becchino, e il corpo ossuto in un giubbotto di cuoio. Una scialba nottata alcolica, un centro commerciale, anonimo e scintillante, Leo e Mikael scivolano, quasi distratti, sulla via dell’omicidio.
Legati ormai da un destino odioso non possono che precipitare in una fuga estenuante, nell’indifferenza di una città, Helsinki, stolida e glaciale. Sulle tracce dei fuggitivi, Timo Harjunpaa, ispettore disilluso, si troverà a ricostruire non solo l’intima idiozia dei delitti, ma a fotografare impotente lo spreco di ogni ’bambino perduto’. Arriva dalla Finlandia questo romanzo – quasi un romanzo di formazione criminale – capace di uno sguardo intimo e ravvicinato. Joensuu sembra rifiutarsi di indicare vittime e carnefici, affrescando un quadro entro cui i confini morali sono necessariamente incerti, sfumati, come le ombre di un pallido sole di mezzanotte.
thrillermagazine.it
8 Settembre 2005
Ancora un noir nordico, ancora una terra di confine, estrema, della nostra Europa, sostanzialmente sconosciuta ai più: la Finlandia. Nel 2001 la casa editrice Meridiano zero dà alle stampe un romanzo, uscito quasi vent’anni prima, di un autore finlandese, del tutto ignoto alla stragrande maggioranza dei lettori anche specializzati: Matti Yriänä Joensuu. Le note di copertina sono molto succinte: si sa che è un ex poliziotto dedicatosi alle letteratura d’indagine e tradotto nei principali paesi d’Europa e persino negli Stati Uniti.
Una rapida ricerca sul web permette di risalire a tre romanzi usciti in Francia e uno in inglese. Ma nel vasto mondo di Internet l’autore sembra sconosciuto: solo addentrandoci nella foresta equatoriale (perdonateci l’antitesi) dei siti in finlandese abbiamo saputo qualcosina di più.
Che è nato nel 1948, che ha pubblicato una decina di romanzi a partire dalla seconda metà degli anni Settanta, che la maggior parte di essi hanno come protagonista l’ispettore della Polizia di Helsinki Timo Harjunpää. Ma chi conosce il finlandese e ama gli enigmi linguistici può approfondire la conoscenza sul sito indicato o su altri reperiti su www.google.fi. Tutto questo per dire che questo perfetto sconosciuto nella famiglia letteraria italiana ci è tuttavia piaciuto assai più che non celebrati autori di casa nostra, troppo spesso incensati per exploit editoriali che non superano le Alpi.
Il romanzo, ambientato in una Helsinki estiva, perfino afosa (naturalmente, riteniamo, secondo i parametri meteorologici finlandesi), sconvolge tutti gli stereotipi del lettore medio: innanzi tutto i protagonisti della storia sono due adolescenti, Leo e Mikael, che trascorrono le loro giornate in vuoto pneumatico riempito solo dall’alcool e dalla violenza gratuita; ma anche le loro famiglie mostrano i segni di un disordine morale che poi si riflette drammaticamente sui figli: la madre di Leo è una prostituta che riceve i clienti a casa; il padre di Mikael, addirittura poliziotto, è violento in casa con moglie e figlio.
In questo tragico contesto sociale l’ispettore Harjunpää e i suoi colleghi (tra cui spicca, soprattutto nella parte finale dell’indagine, la bella e coraggiosa Onerva) cercano disperatamente i responsabili di due omicidi apparentemente illogici, senza movente, inseguendo i giovani responsabili (che il lettore conosce sin dall’inizio) attraverso un’Helsinki ostile, sospesa tra modernissimi centri commerciali e antiche casematte e cunicoli risalenti alla Prima Guerra Mondiale. Il finale, ampiamente preannunciato dalle prime pagine, non sorprende tanto per la scoperta dei colpevoli e neppure per la loro condanna (letteraria) quanto per l’improvvisa pennellata di speranza che l’arrivo del nuovo figlio dell’ispettore Harjunpää proietta su una vicenda altrimenti cupissima.
Un romanzo fuori dagli schemi, più o meno consolidati: gli assassini che il lettore subito conosce; la polizia che, al suo interno, cela zone grigie di violenza (il padre di Mikael) o di indifferenza (una persona ripetutamente rivoltasi a loro per un aiuto alla fine si suicida); lo sfondo di una società del benessere nordico in realtà devastata dall’alcolismo, sin dall’adolescenza, e dalla violenza; ma quando il lettore è pronto a trarre le meste conclusioni dalla vicenda, ecco l’improvviso raggio di sole nella caligine estiva della capitale finlandese. Un romanzo quindi diverso, questo Harjunpää e il figlio del poliziotto, che fa riflettere, che incide nella coscienza del lettore; troppo povero però di effetti speciali per il palato guasto del lettore centro e sud-europeo: tanto è vero che, son passati quattro anni, ma né Meridiano zero (peraltro benemerita nel far riscoprire capolavori dimenticati del noir) né altre case editrici hanno rilanciato la serie di Harjunpää.
Peccato, un bel bagno di umiltà (letteraria) nelle gelide acque finlandesi avrebbe aiutato non poco a crescere sia il nostro pubblico che i nostri autori: un’autentica occasione mancata.
Massimo Carloni
wumingfoundation.com
novembre 2001
Sono passati diciotto anni prima che un editore coraggioso scommettesse su questo autore, che in Francia è già stato tradotto in tre occasioni nella Série Noire di Gallimard, una delle collane più autorevoli per il genere "poliziesco". Già me li vedo, gli editori italiani, terrorizzati da nomi finnici e surreali.
Scritto da Matti Yrjänä Joensuu, si snoda tra luoghi come via Jäkärlä e il cadavere di Taisto Kullervo Nousiainen…_ Il filone è lo stesso di Massimo Carlotto: usare il ’giallo’ per fotografare una società e scoprirne i cortocircuiti. In questo caso, obiettivo puntato sugli adolescenti disperati di una città, Helsinki, che propone l’alcool come compagno fisso, un centro commerciale come ritrovo, il suicidio come via di fuga.
In un’estate stranamente calda, Timo Harjunpää, ispettore di polizia come Joensuu, indaga sull’omicidio di due uomini, animato non tanto dal desiderio di assicurare i criminali alla giustizia, quanto piuttosto dalla grande malinconia per le vite dei giovani assassini, sprecate quanto quelle dei morti, e domandandosi quale futuro potrà assicurare ai figli nella capitale finlandese, gelida e indifferente, dietro palazzi di Lego. WuMing2 freakout-online.com C’è molto dolore in questo romanzo. Non tanto perché si tratta di un noir o perché sono presenti dei delitti (tra l’altro messi poco in risalto nei particolari). C’è molto dolore e senso di rammarico nell’ispettore finlandese Harjumpaa per una gioventù perduta, vittima del proprio fatalismo e di una violenza insensata.
Eppure siamo in Finlandia, nella pacifica e pulita Scandinavia, che nel nostro immaginario appare pulita e trasparente come la vodka, e forse per questo l’alito puzza a ogni ora del giorno e una mentina non serve a niente. Lo scrittore lancia una provocazione: può essere vista come grido di allarme o come semplice constatazione della realtà, dipende da quanto è forte il comune senso di inerzia, e si sa che è tanto forte.
Breve e coinvolgente, questo romanzo lascia un senso di speranza in una gravidanza inaspettata: spesso le grandi cose si fanno senza riflettere troppo a lungo.
Massimiliano Zambetta
la Gazzetta del Mezzogiorno
23 Dicembre 2001
I mille colori del giallo
Viene dalla Finlandia Harjunpää e il figlio del poliziotto.
L’autore, Matti Yrjänä Joensuu, è un ex commissario di polizia che conosce a fondo strade, persone, vizi e virtù della sua gente. Harjunpää è un poliziotto-filosofo perennemente in cerca del principio dialettico in un mondo dominato da un Male indefinibile e inanerrabile: uno con una famiglia stabile (una volta tanto!), molti dubbi e pochissime certezze. Lo vediamo alle prese con due giovani, spauriti "teneri assassini" adolescenti in un’avventura che mescola abilmente pietà e crudeltà, un romanzo di formazione criminale che rivela un autore sorprendente e, a tratti, affascinante.
Giancarlo De Cataldo