Autore: Johannes Hösle
Johannes ha dieci anni quando scoppia la seconda guerra mondiale. Con il passare del tempo, la strada per arrivare a scuola si fa sempre più lunga e meno sicura, sempre più introvabili i generi di prima necessità.
I libri, sua grande passione, hanno un costo proibitivo persino in prestito, ma Johannes si accorda con una bibliotecaria che gli lascia leggere gratuitamente i volumi che il ragazzo porta a rilegare al suo paese. Così Johannes divora letteralmente tutto Karl May e tutto Salgari. Poi le prime avvisaglie della fine del conflitto. Nel cuore della Germania nazionalsocialista, il paesino di Erolzheim, in Alta Svevia, è un’eccezione cattolica e antihitleriana: in molti sperano in una sconfitta veloce e nell’arrivo degli Alleati. Ma quando la guerra finalmente si conclude, americani prima e francesi poi si comportano da occupanti molto più che da liberatori.
Johannes approda all’università, dove si confronta con la fervente cultura dell’epoca e con le difficoltà di un Paese il cui bisogno di ricostruzione è prima di tutto ideologico. Nonostante la problematicità degli spostamenti e le ristrettezze economiche, gli anni di Tubinga sono quelli dei forti stimoli intellettuali – il pensiero di Schopenhauer darà il colpo di grazia alla fede della sua infanzia – e del memorabile viaggio in Francia in bicicletta, che farà sbocciare definitivamente il suo amore per le culture romanze.
Con una voce che si fa più ’adulta’ rispetto al racconto della sua infanzia (Prima di tutti i secoli, Meridiano zero 2003), ma che rimane immediata e decisamente ’esilarante’, Johannes Hösle ci presenta un affresco inedito e affascinante della Germania degli anni Quaranta.
"Johannes Hösle scrive in stato di grazia,
con rara levità e capacità di esilarare il lettore."
- Wu Ming -
Autore
Johannes Hösler (Erolzheim, 1929) è cresciuto negli anni Trenta nel mondo chiuso e ristretto di un villaggio cattolico del sud della Germania.
Già lettore e docente di Lingua e Letteratura Tedesca e poi direttore del Goethe-Institut a Milano, è oggi professore emerito di Romanistica presso l’Università di Regensburg.
Ha pubblicato monografie e biografie dedicate a Pavese, Manzoni, Goldoni, Molière, Aretino e ha tradotto dall’italiano e dal catalano.
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L’Indice
E adesso? può essere benissimo inteso come la continuazione di Prima di tutti i secoli, edito nel 2003 sempre per Meridiano zero: là Johannes Hösle raccontava la sua infanzia, qui la sua giovinezza e la sua formazione. Johannes è un ragazzino di dieci anni a Erolzheim, un piccolo paese dell’Alta Svevia.
Quando scoppia la seconda guerra mondiale, studia, fa il chierichetto, aiuta nella bottega il calzolaio, perché in quegli anni avere un mestiere era una cosa importante. Ai suoi occhi essere in guerra vuol dire risparmiare l’incenso in chiesa per i tanti funerali, vedere che in paese sono rimasti solo donne, vecchi e bambini, avere un fratello in prigionia negli Stati Uniti.
Nonostante le difficoltà economiche della sua famiglia – il padre morto per ulcera, solo la madre e tre figli –, Johannes riesce a trovare il modo di coltivare la sua passione, la lettura: accordandosi con un rilegatore legge Karl May, il babbo di un compagno di scuola gli dà in prestito un volume di Heinrich Heine (vietato durante il nazionalsocialismo) e poi Salgari, Mann ecc.
Il racconto delle letture di Hösle è quanto mai affascinante, se si pensa che sarebbe poi divenuto docente di letteratura tedesca in Italia, direttore del Goethe Institut di Milano, ora professore emerito di romanistica a Regensburg. Accanto al fascino delle letture, ai ritratti degli insegnanti, ci sono gli interrogativi spirituali di Johannes, la sua vocazione sacerdotale, mai vissuta, mai imposta dalla madre, quanto supposta e augurata dal vescovo: ma la sua fede si frantuma totalmente di fronte alla morte del suo amico Heinz, così incomprensibile per un quattordicenne.
La Germania che esce dalle memorie di Hösle è quella raramente rappresentata: il padre ha insegnato a Johannes che con Hitler non si deve avere nulla a che fare, la madre manda il ragazzino a portare delle uova al direttore della scuola destituito dal regime nazionalsocialista, come dimostrazione di sostegno a una persona corretta. E adesso? è un volume trascinante, fortemente avvincente, soprattutto per lo stile di Hösle, qui più robusto e maturo, caratterizzato da una raffinata ironia, in cui annotazioni storiche si fondono con la quotidianità e con le riflessioni candide, talvolta ingenue, del giovane protagonista.
La traduzione italiana ha un merito affatto scontato, di essere veramente fedele alla voce dell’autore, di riportare in italiano ogni sfumatura stilistica.
Maria Giovanna Zini
il Mattino di Padova
15 Gennaio 2007
Sempre più la letteratura contemporanea frequenta la forma del "memoire", del racconto autobiografico di esistenze magari non eccezionali, ma egualmente esemplari di un epoca, di un mondo, di una cultura.
Questo è il caso anche degli ultimi due libri di Johannes Hosle, autore tedesco che ha vissuto a lungo in Italia studiandone la lingua e la letteratura. I due volumi sono stati tradotti da "Meridiano zero", il primo nel 2003, col titolo Prima di tutti i secoli, mentre il secondo è uscito in questi giorni col titolo E adesso? ( Meridiano zero, pp. 190 E.13,00).
Gli anni raccontati vanno dal 1940 al 1952 e sono anni cruciali per la formazione personale, ma anche per quella dell’ Europa. All’inizio c’è la guerra, vista da un paesino dell’Alta Svevia, in cui solo una volta cadono per sbaglio delle bombe. Ma i morti ci sono, sono gli uomini del paese, quelli che il piccolo Johannes ha visto fino a poco prima andare in giro chiacchierando e bevendo.
Il padre gli ha già spiegato che Hitler è il male, ma Johannes poi lo scopre da solo, attraverso ciò che avviene. Muore anche, nel bombardamento di Augusta, il suo compagno di banco nella scuola Memmingen dove ogni giorno va facendosi venti chilometri di bicicletta. Hosle racconta senza rancore, in tono pacato, qualche volta divertito, ma non scansa il lato tragico, neppure quello della ricostruzione tedesca, che però si alterna alle immagini di un adolescenza che diventa poi giovinezza, scoperta dell’altro sesso, dello studio, di Tubinga, quella indiretta dell’Italia.
Il fascino del libro è tutto nel tono del racconto, nella verità che emana, nella lucidità retrospettiva, che non tradisce mai i sentimenti di un tempo, ma li distilla depurandoli di ogni eccesso, fosse anche quello della nostalgia.
Niccolò Menniti Ippolito
il Sole 24 ore
13 Dicembre 2006
Il curioso racconto delle vicende attraversate da un paesino dell’alta Svevia che si oppose a Hitler negli anni della guerra. Viste con gli occhi di un ragazzo che più che negli inglesi e americani che liberano Erolzheim vede degli occupanti...
Struggente e asciutto.
railibro.rai.it
Storia di una giovinezza L’autore di Prima di tutti i secoli ritorna a raccontarci di lui, a ripercorrere gli anni dello studio, dell’università e della consapevolezza mentre scoppia la Seconda guerra mondiale e la Guerra Fredda mantiene vive tensioni recenti. La seconda parte di una biografia, potremmo definire E adesso?, il romanzo di Johannes Hösle, scritto come seguito a Prima di tutti i secoli (Meridiano zero, 2003), il racconto dell’infanzia trascorsa a Erolzheim, paesino nell’Alta Svevia.
"Storia di una giovinezza" è il sottotitolo del libro che, appunto, narra degli studi di questo futuro docente di Lingua e letteratura tedesca e direttore del Goethe-Institut di Milano. Un percorso di studi che inevitabilmente incrocia la guerra, anche se solo lateralmente, perché a Erolzheim non cadono le bombe ma solo una granata. Siamo nel 1940 e Johannes è un chierichetto di dieci anni, devoto e sincero, per il quale la madre e il parroco del paese pensano a un futuro da sacerdote.
Ma la guerra inizia a essere combattuta anche dai suoi concittadini (Di giorno in giorno diventava più chiaro cosa voleva dire essere in guerra, e tutt’a un tratto in paese c’erano rimasti solo donne, vecchi e bambini), nelle chiese si comincia a fare economia dell’incenso, perché i funerali da celebrare sono tanti, e la morte di un compagno di banco fa vacil
lare la sua fede (Fu allora che la compattezza della mia visione religiosa del mondo, che già aveva subito crepe e incrinature, si frantumò del tutto). Ciò di cui ci parla in particolare, però, Hösle in questo libro è del suo amore per la lettura, coltivato e cresciuto nonostante non ci fossero soldi da spendere in libreria. All’inizio, infatti, è la bibliotecaria che permette al ragazzo di leggere i libri prima di portarli a rilegare al suo paese; poi saranno gli amici e le biblioteche scolastiche.
La guerra rimane lontana, si avverte nella lingua degli Alleati, nel costume rattoppato con la svastica della bandiera della milizia popolare, nei vestiti dismessi che lo zio Josef manda al nipote che si prepara a partire per l’università a Tubinga (il cappotto con le iniziali inglesi ’prigioniero di guerra’, in bianco fosforescente, che continuano a trasparire a cappotto rovesciato e i pantaloni, lisi all’altezza delle ginocchia per quel lungo pregare sul pavimento dello zio, e quindi ridotti a calzoncini per l’estate).
Anche il nome di una malattia diventa spia della passione crescente di Johannes per le lettere: La tirossicosi diagnosticata dopo una visita e alcune analisi di laboratorio non mi spaventò per nulla. Non che riuscissi a immaginarmi niente di preciso sulla malattia, ma il fatto che il nome fosse di origine greca mostrava a me e a tutti che il referto non era indegno di un giovane del liceo classico.
Johannes si dedica completamente alla letteratura e nelle pagine della sua biografia abbondano citazioni di poeti e scrittori, si parla della Divina Commedia e del suo Inferno, della Bibbia in versione integrale, delle idee di Freud, mentre la Seconda Guerra mondiale finisce e le tensioni della Guerra Fredda si fanno sempre più acute.
Scrive Hösle: Le condizioni di vita di uno studente medio a Tubinga negli anni del dopoguerra non rendevano facile confrontarsi in modo obiettivo con gli avvenimenti della recente storia tedesca, anche se solo a pochi mancava la consapevolezza che la miseria del presente era il risultato del nazismo, delle sue guerre d’aggressione e dei suoi crimini. In questa situazione, ogni conoscenza e ogni incontro che non ricordasse continuamente l’angustia del quotidiano frammentato da frontiere regionali e d’occupazione, da bandiere e da poli divisori, era una nota positiva. È lo studio che aiuta a non pensare, la conoscenza di studenti di nazionalità diversa dalla propria, il viaggio in Francia in bicicletta con un gruppo di amici universitari e, infine, l’incontro con una ragazza milanese arrivata a Tubinga per frequentare un corso estivo di tedesco, ora sua moglie, Carla Gronda che ha curato la traduzione del libro insieme con Antonello Borra.
Tra un libro e l’altro, la narrazione diventa ancora più piacevole grazie ai tanti scorci di vita quotidiana: il tentativo comune in molte famiglie di far imparare ai propri figli l’uso di uno strumento musicale; il tentativo, questa volta riuscito, di imparare il francese, la lingua dell’esercito di occupazione; il bassotto della signora Pirrung, convinta che il suo cane fosse un’anima del purgatorio reincarnata per cercare la pace in terra; o ancora Karl Ehrhart, di professione maestro ma poeta di vocazione.
E poi l’inizio dell’insegnamento per il giovane Johannes, non ancora laureato, le sue prime supplenze e, infine, la decisione di cercare nell’università la propria strada. Hösle parla di sé in modo molto sereno, mostrandoci un giovane che ha avuto da sempre la stessa passione, grazie alla quale è riuscito anche a tenere lontani i dolori della guerra. Del resto scrive l’autore: Le immagini dei momenti memorabili di quegli anni sono di rado immortalate in fotografie, ma restano impresse nelle memorie personali, che lentamente stanno per scomparire insieme ai testimoni di quel tempo. Come nella memoria del fratello Josef, ritornato anche lui dalla prigionia.
Ora Hösle vive tra Regensburg, presso la cui università è professore di Storia delle letterature romanze, e Lingueglietta, in provincia di Imperia. Donatella La Viola