Autore: Mary Woronov
Da sempre Cassandra è abituata a lasciarsi dietro tutto ciò che la costringe. Per lei la vita è danzare nuda nel vento, e ascoltare la voce che si leva dalle foglie dagli alberi. In fuga da una madre ex hippie che cerca di reprimere la sua curiosità fisica e mentale, Cassandra approda sulla scena di Los Angeles poco più che ventenne. Catapultata nelle illusioni elettriche di una città che non dorme mai – scintillante labirinto di locali alla moda e artisti punk, tette al silicone e pornografi in lattice – scoprirà di essere solo in una nuova prigione, fatta di droga e festini sadomaso.
Ma Cassandra è anche colei che sogna, la donna delle visioni che le raccontano il passato e il futuro. È l’arrivo di Luke, misterioso personaggio dagli occhi gialli, killer occasionale e spacciatore di professione, a strapparla alla falsità di L.A. per condurla in direzione dei suoi sogni. Iniziano insieme una corsa attraverso le sconfinate pianure dell’Idaho, i casinò e il deserto del Nevada, inseguiti dalla polizia e dai loro fantasmi. Ma la loro fuga si avvita in un delirio allucinato, che richiama le strade perdute di David Linch quanto la Las Vegas tossica di Hunter Thompson, ed è destinato a non approdare da nessuna parte.
Dalla penna ribelle della Woronov – attrice, regista e scrittrice habituée della Factory di Warhol – il racconto di un essere metà angelo e metà animale, che cerca di trovare il suo spazio in un mondo fatto di plastica e di uomini opprimenti; una donna con un corpo botticelliano e l’animo di una guerriera, decisa a ottenere ad ogni costo la conoscenza della vera passione: "quella che brucia l’anima finché uno, impazzito, non corre al mare ad annegarsi".
"Una prosa impavida e un plot surreale…
Frammenti di strade perdute che sembrano uscite da un film di David Lynch."
- Kirkus Reviews -
Autore
Mary Woronov, nata nel 1943 a Palm Beach, Florida, è entrata giovanissima nella cerchia della Factory di Andy Warhol.
Pittrice, attrice in film di culto come Chelsea Girls, Eating Raoul, Rock’n’Roll High School, regista cinematografica, è anche autrice di vari libri, tra i quali Swimming underground, dedicato ai suoi anni nell’ambiente della pop art newyorkese.
Attualmente vive a Los Angeles.
Recensioni
blog.kataweb.it/francescamazzucato
25 Febbraio 2006
Cassandra ascolta il vento e si fonde con la natura. Cassandra è la protagonista di Snake, di Mary Woronov, Meridiano Zero, 2005.
La chiamano Sandra ma anche Sandy, e le piace come viene sussurrato il suo nome quando si muovono le fronde, quando guarda gli uccelli e i serpenti, metafora e ragione – simbolo di questa storia incantata e crudele. Come può esserlo una fiaba fluorescente che somiglia alla vita quando i piani della realtà e del sogno, quelli del tempo reale e del tempo immaginato, si sovrappongono in un montaggio di geniale, assoluta efficacia: "Uno dei serpenti era verde e sottile, con la testa che oscillava sopra il pelo dell’erba. Poi ne spuntarono due, tre, poi persi il conto...".
Cassandra sa andare via, sa abbandonare le cose con la stessa leggerezza della natura e della danza che in mezzo alla natura le piace eseguire, per propiziare qualcosa, qualcosa che si conoscerà piano piano, nel dipanarsi di questo ipnotico atipico giallo, perché è un giallo di quelli che alla fine si ricompongono in una ricomposizione imperfetta e dubbiosa come sa essere la vita, come deve essere la letteratura, anche immaginifica e gloriosa nella gloria dell’amore, quello più strambo e sporco d’asfalto e di malavita. La scrittura è efficace senza concessioni barocche o simboliste o scontate da "Piccola sciamana che cresce": "...fu mentre aspettavo una risposta che udii per la prima volta gli alberi parlare.
Il grande fruscio prodotto da migliaia d linguette di foglie cominciò a dipanarsi, trasformandosi in perle nel mio orecchio e dicendomi cose che non ero in grado di spiegarmi, dicendomi che non ero sola, che le stelle erano occhi luccicanti che mi guardavano dietro la cortina della notte e che era da lì che venivo e lì che sarei finita col tornare.
Qualche volta parlavano tutte in una volta, mentre il vento ululava scuotendo il mio ramo su e giù.
Ma mi dicevano di non aver paura e mi insegnarono ad accarezzare il vento, l’animale più selvaggio di tutti, e ad allungare la mano anche quando sembrava più spaventoso che mai." Cassandra con le sue visioni arriva a Los Angeles e scopre le chimere di una città corrotta e corrutrice, scintillante, perversa, una pornografica apparizione che si sovrappone, non si sostituisce, al passato, alla fuga dalla madre svenduta a una normalità d’accatto, alla nonna lasciata per troppo amore (ma non pensate a psicologismi autocompiaciuti, non ce n’è traccia): "Con Donald le cose cambiarono molto rapidamente per Sandra, compreso il suo modo di vestirsi. Invece che alla Venere del Botticelli assomigliava sempre più a una vittima di Max Beckmann: usava un rossetto viola chiamato "Rifiuti tossici", uno smalto per le unghie nero dal nome "Degrado Urbano"e un ombretto livido, e portava un collare da cane tempestato di gemme artificiali attorno al collo…"
Cassandra pur in parte sedotta e indotta ad abbandonarsi a perversioni sadomaso raccontate come immagini di quadri d’arte contemporanea, flash di tale potenza che riescono a essere metafisici e mai scandalosi, di certo non può sentirsi in gabbia, anche se di lattex e catene e apparentemente seducente perché strana, come quasi tutte le cose che incontra. E’ l’arrivo di Luke, l’affascinante personaggio senza identità, o con tante identità sovrapposte che in fondo vive all’unisono col vento che lei tanto ama, Luke che, come il vento, sa essere carezza o tempesta, è l’arrivo di Luke – occhi gialli a portarla sui selciati delle strade, fra esseri marginali e immaginari, donne sfatte realissime e malevole che abitano solo le cucine come le strege, malavitosi crudeli, selvaggi e felici, motel a ore e inseguimenti.
E’ una forma specialissima d’amore: "Si sentiva assolutamente al sicuro insieme a lui, come quando il vento la sballottava tra i rami dell’albero. Il suo cervello le diceva che non sapeva molto di quell’uomo, ma il suoi istinto le suggeriva che era il suo unico amico... con Luke non ci sarebbe stata nessuna cella, solo la strada aperta". Poi c’è un altro piano narrativo e temporale , quello con cui il libro inizia, che finisce con l’intrecciarsi con l’altro, e lascia spazio a sussulti simili a incubi, inaspettate risoluzioni, sorprese finali, veri colpi di scena senza reali spiegazioni, o con l’unica spiegazione plausibile in un crescendo di emozione e allucinazione che si fondono invece di neutralizzarsi a vicenda. Mary Woronov è entrata giovanissima nella cerchia della Factory di Andy Warhol. Pittrice, attrice in film di culto come Chelsea Girls, Eating Raoul, regista cinematografica e autrice di vari libri fra cui Tutto quello che avreste voluto sapere sulla Factory di Andy Warhol (Meridiano zero, 2004), è di certo un personaggio di culto e un’ottima scrittrice. Attualmente vive a Los Angeles.
Francesca Mazzucato
lettera.com
24 Settembre 2005
Ricoverata in una clinica psichiatrica, una giovane donna dal nome enigmatico rivive il percorso tormentato della sua esistenza: la fuga dal profondo della provincia americana, l’incontro con l’effimera realtà di Hollywood e poi una lunga odissea nel deserto e nella wilderness in cerca di una personalità che sembra sfuggirgli. Snake: Il serpente e l’arcobaleno Vorrei tanto essere un’idiota come tutti voi.
Sandra o Cassandra, un nome più che simbolico, rivive la sua vita nei racconti al personale di un ospedale psichiatrico, ultima meta di un’odissea allucinata. Giovanissima fugge dalla madre, una figura piuttosto emblematica del fallimento dei sogni americani degli anni Sessanta, e si ritrova proiettata nei gironi danteschi di Hollywood dove "Un giorno sei una star e il giorno dopo una strega, e succede da un momento all’altro.
Qualcuno a una festa butta lì un commento, dice che hai l’aria stanca, e improvvisamente sono tutti d’accordo che la tua carriera è finita. Nessuno si fa trovare più al telefono, la gente snobba il tuo lavoro. I ragazzi non ti invitano più a uscire e ti ritrovi che non solo hai la carriera a pezzi ma non sei neanche più una donna. Sei un oggetto". Lì, nella città dove tutti fingono di essere qualcun altro, Sandra diventa la protagonista di serate i cui ingredienti fondamentali sono droghe e sadomasochismo (e qui affiora qualche elemento autobiografico di Mary Woronov che certe esperienze le ha provate nella Factory di Andy Warhol) e, di conseguenza, nessuna aspettativa per il futuro.
La salvezza ha le sembianze di un outsider, Luke, che la porta via in una notte, senza troppe spiegazioni. E’ solo l’illusione di un momento: Luke la trascinerà sulla strada in un viaggio senza speranze. Con tanta esperienza, Sandra riesce a vedere attraverso il tempo ma, come se fosse votata ad un destino già scritto, non riesce a fermare la sua corsa verso un baratro tanto profondo quanto mostruoso. Droghe, incubi, il deserto, un paio di omicidi e uno sfortunato serpente (da cui il titolo) sono soltanto dettagli in corsa: con una scrittura grezza e scarna, un po’ tormentone psicologico, un po’ road movie e con un ritmo molto rock’n’roll, Snake è un romanzo sinuoso e avvincente.
Marco Denti
wumingfoundation.com
12 Dicembre 2005
Ho letto Snake quasi per caso, attratto dal nome dell’autrice, per anni modella di Andy Warhol, artista a tutto campo, amica dei vari Lou Reed, John Cale, Iggy Pop. Tempo fa avevo sfogliato il suo libro sulla Factory e mi aveva lasciato molto freddo. "Vediamo come se la cava con la narrativa", mi sono detto, e ho scoperto un romanzo come ce ne sono pochi. Alle prime pagine, non ero così convinto. Temevo la classica storia con bambina visionaria, nonna strega e madre assente. La lingua mi ha convinto a proseguire.
Mai una metafora banale, mai una frase scontata. Stile massimalista, zuppo di colori acidi, senza pace. A tratti eccessivo, eppure controllato: un quadro di Pollock dove ogni schizzo è il risultato di una traiettoria voluta. Ottimo antidoto se avete fatto indigestione di telegrammi ellroyani. Ottimo approccio per l’ennesimo romanzo definito noir. La scrittura ha subito le carte in regola per dilatare gli schemi del genere. Della trama vorrei dire il meno possibile. Topos principale: il viaggio, l’America on the road. Ma anche: la vita ingenua e dissoluta della ragazzina di campagna che va a vivere nella grande metropoli. E poi la passione che acceca, la pazzia, la realtà e l’illusione.
La struttura intreccia capitoli in sequenza lineare (ambientati nel passato) con brevi flash attuali. Solo dopo diversi capitoli si capisce davvero che questi ultimi sono il risultato dei primi, la situazione presente scaturita dagli eventi passati. Solo alla fine si riesce a ricostruire l’intera vicenda. Le ultime pagine sono di puro godimento perché l’intreccio, fino a quel punto surreale, pieno di buchi, dubbi, fatti che sembrano accadere solo nella testa dei personaggi, diventa tutto a un tratto limpido, preciso, implacabile. U
n romanzo stile Cuore Selvaggio che all’improvviso diventa I soliti sospetti. Un noir tutt’altro che pret-à-porter, capace di giocare in molti modi, di nascondersi e ritrovarsi.
Un viaggio dalla California all’Idaho, andata e ritorno, e dalla normalità alla pazzia, forse solo andata, forse senza nemmeno alzarsi dalla poltrona.
Wu Ming 2