Un mattino da cani

Un mattino da cani

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Autore: Christopher Brookmyre

Certe mattine non dovresti proprio alzarti.
Il giornalista Jack Parlabane si è svegliato con la testa che pulsa come un disco techno suonato alla rovescia nei postumi di un’epica sbronza, e si è ritrovato chiuso fuori casa, con il condominio invaso da poliziotti. Il suo vicino, Jeremy Poinsonby, giace mutilato nell’impiastricciata scena di un caotico delitto. Durante la notte è stato fatto fuori da qualcuno che evidentemente si è lasciato prendere un po’ la mano.
Poinsonby era un medico stimato a Edimburgo e Parlabane, giornalista investigativo d’assalto ritornato da poco dall’America, decide di far luce sul caso facendo appello alla sua capacità di ficcare il naso nei posti giusti. Si ritroverà con le mani in un nido di serpi in cui killer brutali e sfortunati, manager sessualmente frustrati che dilapidano le risorse delle ASL e politici che impersonano ridicolmente la corruzione, obbediscono a un unico imperativo: far soldi, in faccia alle vittime. Nella sua caccia alla verità lo aiutano l’ex moglie del medico morto - un’anestesista dai capelli rossi molto carina - e una simpatica poliziotta lesbica.
Una storia che tra colpi di scena, sparatorie e risate non lascia davvero tregua. Dagli anni Settanta la Scozia ha generato un’era di letteratura fresca, ribelle e controcorrente. E nel nero il più sorprendente scrittore è senza dubbio Brookmyre.
Inquietantemente plausibile nella sua follia, dotato di una sadica allegria wellshiana nell’indugiare sui particolari più raccapriccianti, diabolico nel tessere un intreccio nero che approda a scene di travolgente comicità e satira feroce.


Una prosa stralunata, surreale e ferocemente incisiva...
D di Repubblica




Autore

Christopher Brookmyre, nato a Glasgow nel 1968 da padre ateo e madre cattolica, ha un passato di studente universitario, di critico cinematografico, di pessimo cantante rock e di cronista sportivo. Dopo la pubblicazione del suo primo romanzo, Un mattino da cani (Meridiano zero, 2000), in Gran Bretagna è diventato rapidamente un autore di culto. Definito dai media "il futuro della narrativa contemporanea britannica di genere", osannato dalla critica, corteggiato da Hollywood, lo scrittore continua a coltivare, con ironico riserbo, la sua vena rutilante e dissacratoria.

Recensioni


Alias
29 Ottobre 2000

Noir splatter di Scozia con abbondanza di umori, escrementi, e arti mozzati da killer feroci e pasticcioni. Un cocktail misturato in ospedale ciò che consente all’autore, classe 1968, di sparare a zero sul sistema sanitario col suo corredo di cinismo e sporchi magheggi, sulla casta dei medici, e sul mondo universitario che ne prepara la scalata. Ma non si salvano neanche stampa e polizia, sbugiardati per bocca dei due protagonisti della vicenda: il giornalista Jack Parlabane, sempre a caccia di scandali e inseguito dai guai, e la Dalziel, una detective lesbica tutta muscoli, finezze e amori per la birra. In finale, umettato dallo stile nervoso dello scrittore di Glasgow, "We all said goodnight" (Da tutti, buonanotte), un verso di Quite ugly one morning, la canzone di Warren Zevon che é anche il titolo originale del libro.
Geraldina Colotti


cinemadadenuncia.splinder.com

3 Agosto 2010

Attiracatastrofi glasgowiano con doti da freeclimber, Jack Parlabane è un giornalista sulla trentina appena approdato a Edimburgo dopo una precipitosa fuga da Los Angeles, dove un potente del luogo ha ordinato di toglierlo di mezzo assoldando un sicario. Non ancora ripresosi dal jetlag, si trova coinvolto in un omicidio alquanto strano: Jeremy Ponsonby, stimato dottore del Royal Victoria Infirmary, è stato sgozzato e mutilato nel suo appartamento, giusto un piano sotto quello di Jack. Rimasto chiuso fuori casa in maglietta e boxer, Parlabane si intrufola nell’abitazione della vittima per arrampicarsi fino alla sua camera da letto, ma viene intercettato da Jenny Dalziel, agente dell’investigativa.
Inizia così un’inchiesta che lo porterà a frugare tra il marciume e la corruzione della riforma del servizio sanitario nazionale in aziende sanitarie locali: l’ASL del Midlothian, diretta dal corpulento manager Stephen Lime, presenta qualche anomalia di gestione. Già pubblicato da Meridiano zero nel 1999 e ora ristampato nella collana Noir con una fotografia maculata di Paul Angel Celano in copertina, Un mattino da cani è il primo romanzo di Christopher Brookmyre (classe 1968), autore scozzese osannato in patria e annoverato dalla critica nella variante nazionale del Tartan Noir (il tartan è il disegno quadrettato dei tessuti scozzesi).
Un occhio al pulp taste (mutilazioni, spargimento di sangue e liquidi organici) e uno all’hard boiled (protagonista smaliziato e dalla battuta pronta), Brookmyre frequenta i cliché del genere riterritorializzandoli vigorosamente: le atmosfere notturne e le fumose avenues americane vengono rimpiazzate dalle luci fioche e dalle erbose squares edimburghesi, i bicchieri di bourbon dalle pinte di Eighty Shilling e gli infallibili killer in giacca e cravatta da maldestri gorilla in tuta sintetica.
Rocambolesco, sboccato e rutilante, Un giorno da cani slalomeggia tra ispettori stanchi e rassegnati (Hector McGregor), investigatrici anticonformiste (Jenny Dalziel), anestesiste dal cognome sinistro (Sarah Slaughter), manager col pelo sullo stomaco (Stephen Lime), dottori col vizio delle scommesse (Jeremy Ponsonby) e tenenti salvavita (Larry Freeman). Anche se Brookmyre nega di essere uno scrittore politico, l’intero impianto narrativo sviscera con minuziosa precisione le speculazioni finanziarie connesse alla riorganizzazione del sistema sanitario nazionale e non si contano le velenose frecciate alle figure emblematiche del partito conservatore (dalla Thatcher a Tebbit passando per la Bottomley e Portillo): una galleria degli orrori che dal piano della finzione si cala spesso e volentieri sul terreno della realtà.
Dato stilistico singolare: la scrittura di Brookmyre non paga dazio alla paratassi tipica del genere, ma predilige una sintassi più distesa, i dialoghi rilassati (esemplare quello tra Sarah e Jack nella caverna del Bannerman’s), le perifrasi spiritose (rese egregiamente dalla traduzione di Vittorio Curtoni). Ciononostante non si avvertono segni di stanchezza o cali di ritmo, anche grazie al misurato uso di flashback ed ellissi che irrobustiscono la dimensione dei personaggi (la parentesi acrobatico-adolescenziale di Parlabane) e vivacizzano il precipitare degli eventi (la fuga del sicario Darren Mortlake, raccontata a pezzi e bocconi nelle ultime cento pagine).
Non si raggiungono profondità epiche, d’accordo, ma si apprezza il talento di uno scrittore che adatta il genere alla propria sensibilità e lo radica nella realtà che conosce direttamente. Postilla balneare. Qualcuno ha parlato di libro da ombrellone, personalmente rincaro la dose: Un giorno da cani va letto sotto il sole cocente, per unire al gusto della lettura il piacere squisitamente masochistico della pelle bruciata. Io, per me, l’ho fatto e ne ho tratto molteplici benefici estetici.
Alessandro Baratti


corpifreddi.blogspot.com
19 Ottobre 2010

"…in questo paese ottieni appalti perchè sei ’uno del gruppo’, hai frequentato la scuola giusta, finanzi il partito giusto, hai assunto come dirigente il parente di un membro del governo o hai promesso un posto nel consiglio di amministrazione al tale ministro, quando deciderà che è arrivato il momento di dimettersi per passare più tempo con i suoi banchieri…"
Si fa presto a dire buongiorno, provate a dirlo a Jack Parlabene, potreste rischiare un occhio nero! Non è facile svegliarsi in preda ai postumi di una sbronza colossale, con la sensazione che un martello pneumatico stia cercando di aprirvi in due la testa. Pensate se poi, in queste condizioni e vestiti solo di un paio di slip e maglietta vi ritrovaste chiusi fuori dal vostro appartamento in un condominio in cui pullulano i poliziotti, vi imbatteste in una puzzolente pozza di vomito e in un un appartamento, quello sotto al vostro, devastato, con tanto di cadavere massacrato con la gola tagliata, dita staccate a morsi e abbastanza sangue da dissetare un rave di vampiri…
E già la mattinata ha preso il verso sbagliato, ma visto che al peggio non c’è mai fine ecco che finite come indiziato principale, in fin dei conti eravate li, davanti al cadavere, mezzi nudi e per niente impressionati da tutto quel casino… Ecco ora è proprio UN MATTINO DA CANI.
Ed è proprio quello che capita al protagonista di questo divertente, satirico e avvincente noir. Jack Parlabene è un giornalista in fuga da Los Angeles dove, per la sua intrarprendenza e il suo fiuto per i guai, ha rischiato di essere ammazzato.
Edimburgo, Scozia, città nuova ma stessi guai. Suo malgrado si trova coinvolto nell’indagine sull’omicidio del dottor Ponsonby, il vicino di casa, e va a scoperchiare il cosidetto vaso di Pandora: corruzione, sanità pubblica e privata, killer sanguinari ed esilaranti, morti sospette tutto in nome del dio denaro. Ritmo serrato e incalzante, scrittura scorrevole e coinvolgente fino all’ultima riga, per un libro che si divora in un attimo con personaggi irresistibili, lo stesso Jack ma anche Sarah anestesista nonché ex moglie del morto e Jenny la poliziotta lesbica, dialoghi pungenti e diretti. Christopher Brookmyre è dissacrante, fuori di testa, divertente, ho letto che è "osannato dalla critica e corteggiato da Hollywood" bè, cedi alle lusinghe, questo libro è perfetto per un film dei fratelli Coen!
"Da noi non esiste nulla di volgare e primitivo come le mazzette. È una questione di fiducia. A ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria.
A ogni appalto corrisponde un premio. È più nobile, più da gentiluomini. Una questione di intesa reciproca. Una cosa molto, molto british."
Cristina Di Bonaventura


film.tv.it
7 Febbraio 2011

Leggere. Avidamente, avventurosamente leggere. Attiracatastrofi glasgowiano con doti da freeclimber, Jack Parlabane è un giornalista sulla trentina appena approdato a Edimburgo dopo una precipitosa fuga da Los Angeles, dove un potente del luogo ha ordinato di toglierlo di mezzo assoldando un sicario. Non ancora ripresosi dal jetlag, si trova coinvolto in un omicidio alquanto strano: Jeremy Ponsonby, stimato dottore del Royal Victoria Infirmary, è stato sgozzato e mutilato nel suo appartamento, giusto un piano sotto quello di Jack.
Rimasto chiuso fuori casa in maglietta e boxer, Parlabane si intrufola nell’abitazione della vittima per arrampicarsi fino alla sua camera da letto, ma viene intercettato da Jenny Dalziel, agente dell’investigativa. Inizia così un’inchiesta che lo porterà a frugare tra il marciume e la corruzione della riforma del servizio sanitario nazionale in aziende sanitarie locali: l’ASL del Midlothian, diretta dal corpulento manager Stephen Lime, presenta qualche anomalia di gestione. Già pubblicato da Meridiano zero nel 1999 e ora ristampato nella collana Noir con una fotografia maculata di Paul Angel Celano in copertina, Un mattino da cani è il primo romanzo di Christopher Brookmyre (classe 1968), autore scozzese osannato in patria e annoverato dalla critica nella variante nazionale del Tartan Noir (il tartan è il disegno quadrettato dei tessuti scozzesi).
Un occhio al pulp taste (mutilazioni, spargimento di sangue e liquidi organici) e uno all’hard boiled (protagonista smaliziato e dalla battuta pronta), Brookmyre frequenta i cliché del genere riterritorializzandoli vigorosamente: le atmosfere notturne e le fumose avenues americane vengono rimpiazzate dalle luci fioche e dalle erbose squares edimburghesi, i bicchieri di bourbon dalle pinte di Eighty Shilling e gli infallibili killer in giacca e cravatta da maldestri gorilla in tuta sintetica.
Joseba


la Gazzetta del Mezzogiorno

12 Luglio 2000

Un mattino da cani per morire con allegria sotto l’ombrellone
Uccidere con ironia, o morire con allegria. A voi la scelta. Scherzi a parte, da qualche tempo tornano ad affacciarsi sui banconi delle librerie racconti e romanzi gialli e neri in cui gli eventi più tragici, tipici di questi generi letterari, vengono narrati con un’insolita, robusta dose di umorismo. Un po’ nella tradizione, mai tramontata, della vecchia scuola ’arsenico & vecchi merletti’: ma con una forte vena di modernità che scrosta la ruggine della polvere antica e ci permette di entrare leggiadramente in sintonia con le peggiori nefandezze che la mente umana è in grado di concepire. Un riuscito esempio di questo modo di narrare il Male, tipicamente, ma non esclusivamente, inglese, è Un mattino da cani di Christopher Brookmyre. Il quale, in realtà, da bravo scozzese, gli inglesi li detesta.
Soprattutto, detesta ciò che la Thatcher e il suo liberismo ultra-conservatore hanno fatto al Regno Unito: anche ora che da anni governano i laburisti, le città e la vita quotidiana della gente sopportano i guasti di una privatizzazione selvaggia, che ha scavato nel profondo tanto delle strutture economiche quanto delle coscienze. Un mattino da cani, poi, è una storia di malasanità, con tanto di killer brutali, vecchietti eliminati per liberare posti-letto, manager affetti da enuresi e impotenza che dilapidano le risorse delle ASL per abbellirsi l’ufficio e massacrano per puro sadismo i dipendenti. Il tutto all’insegna del più recente imperativo immorale: far quadrare i bilanci, e della salute pubblica chi se ne frega. Il contemporaneo, insomma: nel quale si aggira un giornalista coraggioso che non esita a mettere a rischio la propria pelle per smascherare i turpi progetti del vilain. Date le premesse, ci si attenderebbero fosche, anzi, foschissime tinte.
E invece il libro è leggero, addirittura leggiadro. Della serie: una grande risata vi seppellirà.
Giancarlo De Cataldo


il mattino di Padova, la nuova Venezia, la tribuna di Treviso

19 Luglio 2000

Se il governo di Margareth Thatcher ha avuto un pregio è stato sicuramente quello di alimentare una letteratura nuova, ribelle, controcorrente. D’accordo, non l’ha fatto apposta, però il risultato è sotto gli occhi di tutti. E lo conferma, nel giallo, Christopher Brookmyre, scozzese rampante per la prima volta tradotto in italiano con Un mattino da cani.
L’inizio è brutalmente pulp, con dita tagliate, sangue a fiotti, una violenza spinta al grottesco. Ma poi viene fuori la vocazione sociale e politica del giallo, comune a tutta la tradizione europea, con un attacco diretto al neoliberalismo e la Tatcher presa a modello di tutti i mali, ma senza prenderla troppo sul serio. In gioco è la ristrutturazione di un ospedale secondo i modelli liberisti, e quindi con contorno di speculazione, truffe, cinismo.
Ci scappano i morti, ovviamente, ma l’importante è salvaguardare il mito capitalista dell’efficienza, dei manager tagliatori di teste, della compressione della spesa pubblica per ampliare i guadagni privati; Il tutto con un costante sogghigno e un giornalista, un medico e una poliziotta lesbica a fare la parte dei buoni.
Nicolò Menniti-Ippolito


milanonera.com

13 Luglio 2010

Un mattino da cani, Jak Parlabane, giornalista d’assalto di ritorno a Edimburgo dopo una lunga parentesi lavorativa negli Stati Uniti, si risveglia in un appartamento vuoto, ancora vittima dei postumi della sbronza.
Allertato dai rumori, esce sul pianerottolo per verificare – chissà perché – che i poliziotti accorsi a frotte nello stabile non stiano cercando proprio lui, e, per effetto di un intempestivo colpo di vento, si ritrova chiuso fuori, in mutande. Per tornare nell’appartamento, non ha altra scelta: deve intrufolarsi a casa di qualche vicino, e rientrare da una finestra. Purtroppo, non ha ancora fatto amicizia con nessuno, e l’unica porta aperta è quella del defunto medico Ponsonby, il cui cadavere, mutilato e riverso in una pozza di vomito, è appena stato rinvenuto; così, quando l’inappuntabile (o quasi) agente Dalziel lo coglie in flagrante mentre, seminudo e sporco di vomito, cerca di lasciare la scena del crimine attraverso la finestra, Parlabane si ritrova in cima alla lista dei sospettati…
Uscito nel 1996, Un mattino da cani, romanzo d’esordio dello scozzese Christopher Brookmyre, recupera un intreccio classicamente hard-boiled (viene in mente, tra gli altri, il meraviglioso Il sudario non ha tasche di Horace McCoy) e lo trasferisce in una cornice dichiaratamente tarantiniana (non si tratta della semplice citazione nominale: il brano relativo al tentato omicidio di Parlabane nel gabinetto della sua casa di Los Angeles, curiosa trasfigurazione della fine di Vincent Vega, denuncia tutta l’influenza dell’allora recentissimo Pulp Fiction), che ben si sposa con la quasi inedita ambientazione scozzese, negli stessi anni portata alla ribalta dai primi adattamenti cinematografici dell’opera di Welsh.
Il romanzo si apre con l’accurata descrizione ambientale di una delle più lerce e deliranti scene del crimine della storia del noir; gli agenti di polizia sono già in azione, ma i loro movimenti sono tanto maldestri, e la sequenza è tanto confusa, che il lettore sente che la vicenda non si chiarirà mai. Fortunatamente, in poco meno di una decina di pagine, il narratore extradiegetico (che, con mossa classica, si esprime in terza persona e al passato) abbandona il punto di vista del quasi insopportabile McGregor per concentrarsi, dopo un inedito raccordo olfattivo (che, non ammettendo derivazione né traduzione visiva, se non con il ricorso a lunghe e frustranti perifrasi, eccede ogni riferimento cinematografico, e manifesta tutta l’originalità dell’autore) sul ben più accettabile Parlabane. L’unico punto di contatto tra McGregor e Parlabane sembra essere l’appartenenza ad uno stesso universo diegetico: appena passato da un punto di vista all’altro, il narratore (volutamente e dichiaratamente parallittico, forse ancora per suggestione tarantiniana) cambia registro; l’incomprensibile confusione iniziale cede il passo ad una più semplice (ma, almeno per ora, non meno sgangherata) e sostenibile situazione di squilibrio, che vede l’eroe sospettato di omicidio.
Da qui in avanti, comunque, lo scioglimento della vicenda procede in maniera inaspettatamente sicura e lineare, con un progressivo attenuamento dei toni comici (e non semplicemente ironici) dell’incipit, e con ritmo regolare (a dispetto dello spostamento dell’attenzione da uno all’altro dei personaggi) che accelera solo in vista del climax finale; il risultato è uno di quei meravigliosi prodotti anni ’90 dei quali oggi si incomincia a sentire la mancanza: un hard-boiled di (ri)costruzione postmoderna che, pur mantenendo un altissimo potenziale d’intrattenimento, dimostrando un certo gusto per le trovate da action movie (non a caso, in apertura a uno dei brani cruciali del romanzo, la dottoressa Sarah Slaughter cita Mission: Impossible, riferendosi, probabilmente, alla coeva versione cinematografica firmata da Brian De Palma), per il particolare guignolesco e per la farsa, manifesta in maniera fin troppo chiara le intenzioni satiriche e (criticamente) politiche dell’autore.
Fabrizio Fulio-Bragoni


Pulp
Dicembre 2000

All’inizio si resta come minimo perplessi: non si sa con precisione se mettersi a ridere oppure chiudere il libro disgustati.
Perché sembra un incrocio tra un film di Ridolini e uno di Jorg Buttgereit: sulla scena di un delitto arrivano di corsa il postino e una torma di poliziotti - e tutti che scivolano sulle pozze di sangue, vomito e altre deiezioni organiche, frutto dell’orribile mulilazione di un cadavere. Violentissimo, oltraggiosamente esilarante, Un mattino da cani è il primo romanzo tradotto in Italia di quell’hooligan del poliziesco che è Brookmyre, trentaduenne talento della nuova scena mystery scozzese (’tartan noir’, l’ha definita James Ellroy). Jack Parlabane è un giornalista ficcanaso, tornato a Edinburgo dopo un periodo a Los Angeles, dove era riparato in seguito alle persuasive minacce di morte in seguito a una sua scottante inchiesta. Jack si trova suo malgrado coinvolto in un’inchiesta sull’omicidio di un medico, figlio della ricca borghesia di Edinburgo. Si troverà a svolgere un’indagine parallela assieme alla ex moglie del defunto - anch’essa medico - alla scoperta dei disgustosi retroscena della tanto sbandierata riforma del sistema sanitario locale: tutto troppo divertente - e troppo dèja vu, ahinoi - per convincerci che il giallo (o noir che dir si voglia) sia solo ed esclusivamente letteratura d’intrattenimento.
Per gli appassionati di mystery classico il libro di Brookmyre sarà un bei cioccolatino appetitoso, ma ripieno di pezzi di vetro, che a molti strisceranno sanguinolenti per l’esofago - epperò, pure, molti lo altri apprezzeranno: per quella sincera irriverente incazzatura nei riguardi del liberismo neo-thatcheriano del laburista Blair, per quella sadica allegria welshiana nell’indugiare sui particolari più repellenti e filthy, per quel gusto per l’efferatezza sardonica (non a caso viene citato Warren Zevon, una cui canzone da anche il titolo al libro, Quite Ugly One Morning): indispensabili antidoti/emetici contro tutte le nostre mattine da cani.
Fabio Zucchella


Repubblica Bari

14 Luglio 2010

Esce in edizione tascabile per Meridiano Zero Un mattino da cani di Christopher Brookmyre, segnalato da Giancarlo De Cataldo come un libro "leggiadro" con una "robusta dose di ironia". Leggi la recensione sul sito dell’editore. Il libro. Il giornalista Jack Parlabane si è svegliato con la testa che pulsa come un disco techno suonato alla rovescia nei postumi di un’epica sbronza, e si è ritrovato chiuso fuori casa, con il condominio invaso da poliziotti. Il suo vicino, Jeremy Poinsonby, giace mutilato nell’impiastricciata scena di un caotico delitto.
Durante la notte è stato fatto fuori da qualcuno che evidentemente si è lasciato prendere un po’ la mano. Poinsonby era un medico stimato a Edimburgo e Parlabane, giornalista investigativo d’assalto ritornato da poco dall’America, decide di far luce sul caso facendo appello alla sua capacità di ficcare il naso nei posti giusti. Si ritroverà con le mani in un nido di serpi in cui killer brutali e sfortunati, manager sessualmente frustrati che dilapidano le risorse delle Asl e politici che impersonano ridicolmente la corruzione, obbediscono a un unico imperativo: far soldi, in faccia alle vittime. Nella sua caccia alla verità lo aiutano l’ex moglie del medico morto – un’anestesista dai capelli rossi molto carina – e una simpatica poliziotta lesbica. Una storia che tra colpi di scena, sparatorie e risate non lascia davvero tregua.
Dagli anni Settanta la Scozia ha generato un’era di letteratura fresca, ribelle e controcorrente. E nel nero il più sorprendente scrittore è senza dubbio Brookmyre. Inquietantemente plausibile nella sua follia, dotato di una sadica allegria welshiana nell’indugiare sui particolari più raccapriccianti, diabolico nel tessere un intreccio nero che approda a scene di travolgente comicità e satira feroce. stefanodonno.blogspot.com, 16.7.10 << < VAI > >> Parlabene è uno di quegli uomini, anzi uno di quei giornalisti che volta per volta sono buoni a spedirsi nelle pratiche del rapporto diretto e storto con la pericolosa avventura. Questa volta, il pazzo s’intrufola, anzi s’insacca, s’immette in una storia appena appena dopo essersene uscito da un’altra anche più avvincente. Persino fatta di fuga dalla morte quasi certa.
Jack Parlabene, nel sempre brillante Un mattino da cani dell’altrettanto brillante e ’pronto’ scrittore di Glasgow Christopher Brookmyre, al risveglio d’una speditissima ubriacata, s’inceppa fuori dal chiavistello del nuovissimo e fresco appartamento poggiato a quello dove arriverà un po’ di polizia; quindi, giustamente, si mette nella capoccia d’usare la casa d’un altro, appena assassinato – ma ovviamente (all’inizio) il giornalista è inconsapevole della morte tutt’altro che accidentale – per tornare nelle sue spoglie stanze. Ponsonby, il fresco cadavere, guarda caso, era uno stimato medico d’Edimburgo, e Parlabene, inizialmente trasferito in mutande in commissariato, decide, giustamente e chiaramente, d’investigare senza remissione da principi. Fare il suo mestiere. Insomma, d’immettersi nella vicenda.
A prova di giornalista d’assalto. Appunto. Piano, di scena in scena, il romanzo ci traghetta nelle sensazioni d’una nazione, proprio la Scozia, che come altre deve fare conti e sottoconti, nella travagliata questione delle Asl e della sanità, pubblica e privata, con gli interessi, tanti, personali, e soprattutto con la storia politica di chi si trova, in quel momento la Tachter, a sbrigare le amicizie varie e, in contemporanea, la decisione di privatizzare tutto il privatizzabile che esisteva. Se in certi passaggi pare leggere la sceneggiatura d’una pellicola del divo Quentin, dai dialoghi, azzeccati proprio sempre, sembra di comprendere come Brookmyre invece superi decisamente alcune invenzioni di certo genere. Ogni personaggio, decisamente, è di quelli da ricordare – come si dice; e, ovvio, non solamente il giornalista protagonista della mai doma trama.
Si pensi alla divisa lesbica, all’ex moglie medico ecc. L’ironia, e il sarcasmo, le pressioni dello scrittore danno fermenti ai quali il romanzo non può di certo rinunciare. La scrittura di Brookmyre, attaccata alla trama allucinata e più impressionate della cronaca dalla quale sicuramente prende piccole e significative mosse, è il fattore cristallizzato nelle vene dei personaggi, per esempio i poliziotti, si potrebbe ripetere, oltre che il sangue acerbo d’una letteratura impregnata della miracolosa, laica, pulsione vitale. In tutto ciò, la traduzione di Curtoni consente di tenere il meglio.
La lettura infine spiega un dato: esistono autori viventi da cercare e ricercare.
Nunzio Festa


thrillermagazine.it
16 Luglio 2007

"Un cadavere in calzoni di pigiama in un appartamento sconquassato pieno di sangue e vomito, e uno stronzo enorme sulla mensola del caminetto, come guarnizione…" È proprio vero, certe mattine i conti non tornano e non dovresti svegliarti. Soprattutto se i sensi si attivano uno dopo l’altro, dietro il pulsare ritmico di un mal di testa, simile a disco music elettronica urlata dall’altra parte della parete.
Proprio Un mattino da cani, per dipingere la situazione; e stralunato, come l’avvio del romanzo che ha segnato l’esordio folgorante dell’inglese Christopher Brookmyre, classe 1968. Mettetevi nei panni di Jack Parlabane: rintronato da una sbronza epocale, chiuso fuori dal proprio appartamento, in tenuta succinta e affondato nel sangue e nell’afrore, nel salotto del vicino ammazzato. Uno spiegamento di forze dell’ordine fuori e dentro il condominio. E un forte sospetto su di lui, di essere l’assassino.
Ma Jack è un giornalista dal fiuto fino e sa il fatto suo: e di fronte al cadavere dello sconosciuto vicino, un distinto medico di inossidabile professionalità, un pizzicore al naso lo avverte. Perché dove c’è sporco c’è denaro. E se il puzzo è immondo, il denaro va cercato scavando a fondo. E Jack è un giornalista d’assalto, capace di introdursi dappertutto, forzare serrature a occhi chiusi e arrampicarsi sui muri come l’Uomo Ragno, perché le dita sono la parte del suo corpo con i muscoli più forti. E soprattutto, è ostinato nella ricerca della verità. Che significa malasanità, corruzione, peculato: fra manager che dilapidano fondi pubblici per abbellire il proprio ufficio e medici che illegalmente sopprimono vecchietti lungo degenti, per ridurre le spese di gestione dei posti letto geriatrici e far quadrare i bilanci.
Una provocazione, una satira politica e sociale del contesto inglese di fine ventesimo secolo, con marcate striature di umorismo e comicità. Con una prosa avvolgente e spumeggiante e un intreccio impulsivo, Christopher Brookmyre trascina il lettore in un caleidoscopio di colpi di scena, sparatorie, iniezioni letali e risate repentine. Perché anche dalla morte si apprende a sorridere con ironia. A distanza di una decina d’anni, Christopher Brookmyre è considerato il "futuro della narrativa contemporanea britannica di genere".
Eccentrico, un passato estremamente multicolore (critico cinematografico, cantante rock e cronista sportivo), egli è osannato dalla critica e corteggiato dai produttori di Hollywood. Numerosa è la sua produzione narrativa, come risulta dal sito personale www.brookmyre.co.uk. I suoi romanzi sono pubblicati in Italia da Meridiano zero.
Marinella Lombardi

Da inserire:


Data di inserimento in catalogo: 29.07.2013.

Meridiano Zero. Via Carlo Marx 21, 06012 Città di Castello (PG)
Tel +39.0753758159 / Fax +39.0758511753 - info@meridianozero.info - P. iva 02774391201
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