Autore: Oleg Pavlov
La trilogia “Racconti degli ultimi giorni” di Pavlov è un’opera semiautobiografica dai toni incisivi e universali, degna di rientrare a pieno titolo nella grande Letteratura Russa. Un resoconto realistico e lirico – composto da tre romanzi brevi narrativamente indipendenti – cadenzato da un delicato black humour, capace di immergerci nei tragici abissi in cui l’Esercito Russo è sprofondato negli anni della dissoluzione dell’Impero Sovietico. Un ragazzo costretto a prestare servizio militare per due interi anni doveva da un lato sopravvivere a risse interne ed estorsioni da parte di superiori e commilitoni, dall’altro fronteggiare estremi disagi e un’insensata violenza istituzionalizzata.
Matjušin è un giovane uomo spinto dalla brutalità famigliare e poi militare in un’inesorabile spirale di perdita di senso e follia. Dopo un’infanzia in un ambiente domestico dove prevale “una pungente paura, contaminata dall’amore”, viene coscritto come guardia carceraria in una colonia penale dell’Asia Centrale, e la narrazione si fa gradualmente più allucinata, cupa e claustrofobica.
La sua esperienza è una litania selvaggia di surreali insensatezze, negligenze e soprusi. Scene vividamente dolorose sono controbilanciate da un sognante senso di distacco, e il romanzo, piuttosto che nel ferino mondo che lo circonda, si sviluppa nei paesaggi interiori del protagonista, ai confini dell’infermità mentale. Sullo sfondo di una vita quotidiana che non differisce affatto da quella degli stessi prigionieri, girone dopo girone Pavlov ci porta per mano negli abissi dell’aberrazione e dell’umiliazione. Il “delitto e castigo” di Matjušin emerge così in tutta la sua inevitabilità, e la vittima si trasforma in carnefice. Un inferno fisico e sociale, ma soprattutto psicologico, non meno universale di quelli di Dante o Dostoevskij.
“I romanzi di Oleg Pavlov ricordano Comma 22 di Joseph Heller
nella loro capacità di evocare l’assurdità della vita militare.
Il senso del grottesco di Pavlov e il suo black humor
servono a sostenere il doloroso pathos che permea tutte le sue opere.”
– The Review of Contemporary Fiction –
“Un romanzo potente, intimo, semiautobiografico,
che attraverso la disumanizzazione attuata su un coscritto dalla vita militare
affronta l’orrore dell’intera storia russa e la ricerca universale
di un significato esistenziale.”
– The Guardian –
“Un inaspettato pugno allo stomaco: brutale, salato…
eppure la prosa di Pavlov pulsa di un’allucinante bellezza
e di una sorta di grazia lirica.”
– BookTrust –
Autore
Oleg Pavlov (Mosca, 1970) è uno degli autori più dotati e stimati del “rinascimento letterario” russo contemporaneo. Molto giovane ha prestato servizio a Karaganda come guardia carceraria, testimoniando ogni sorta di degradazione umana; alla fine una grave commozione cerebrale l’ha portato a essere ricoverato presso l’ospedale psichiatrico locale. Ha lasciato l’esercito all’età di vent’anni a causa di una diagnosi di “instabilità mentale” e iniziato a scrivere questa sua trilogia narrativa semiautobiografica a ventiquattro. Leggendo Arcipelago Gulag di Solzenicyn, afferma di avervi scorto esattamente il lager in cui aveva lavorato. Negli ultimi anni di vita di Solzenicyn è diventato suo allievo, e aspira a proseguirne la grande opera. Nel suo insieme, la sua trilogia narrativa fornisce un resoconto ironico ma agghiacciante di cosa volesse dire essere un soldato nelle remote regioni asiatiche dell’ex Impero sovietico nel momento insieme tragico e assurdo della sua dissoluzione.
Per Meridiano Zero è già uscito il primo capitolo della sua trilogia, Capitano della steppa (2016).
Data di inserimento in catalogo: 16.05.2017.